Mercati Internazionali: qualche trend per il 2016

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Secondo il Fondo Monetario Internazionale nel 2016 l’espansione globale non supererà il 3,6%. La Cina ed i Mercati Emergenti rallentano, l’Europa tende a crescere con qualche eccezione, gli Usa procedono con circospezione mentre la Fed prepara il rialzo dei tassi entro dicembre 2015.

Il Fondo Monetario Internazionale definisce “modesta” la crescita mondiale prevista per la fine di quest’anno e per il 2016, come riferisce nel World Economic Outlook. La crescita globale è prevista al 3,1% nel 2015 e al 3,6% nel 2016, in calo dello 0,2% rispetto alle precedenti stime.

Non siamo davanti a una recessione o a una crisi, anche se pesa soprattutto il rallentamento dei Paesi emergenti, che non è stato ancora compensato da una robusta ripresa delle economie avanzate. Per questo motivo è possibile notare differenti trend a seconda dell’area geografica e dello sviluppo del sistema economico.

Cina e Paesi Emergenti

Per Cina e per i Paesi emergenti il calo del prezzo delle materie prime e del petrolio è stato un brutto colpo, perché in quasi tutti i casi si tratta di economie fortemente legate all’export di materiali grezzi.

L’instabilità dei mercati finanziari e la volatilità diffusa non hanno certo aiutato piazze così volatili. La riduzione del credito e anche le incertezze politiche di alcuni di essi completano il quadro. Malgrado tutto questo, le previsioni del Fmi parlano di una crescita complessiva del 4% nel 2015 e del 4,5% del 2016.

Un discorso a parte merita la Cina, che ha un ruolo cruciale in questo rallentamento diffuso. Si tratta della seconda economia del mondo (se non calcoliamo l’Europa come un blocco unico) e ciò che è successo ad agosto e settembre ne ha evidenziato le contraddizioni. Il riposizionamento della Cina avrà bisogno di tempo e, si sa, i mercati difficilmente lo concedono. Eppure, a differenza di Brasile e Russia, entrati ufficialmente in recessione, Pechino registrerà una crescita del 6%, nonostante questo dato sia stato ritoccato al ribasso.
Europa

Anche il Vecchio Continente presenta una situazione piuttosto sfaccettata. Dopo essere stata considerata il grande malato, l’Europa ora pare essersi rialzata. Le incertezze legate alla Grecia rimangono, anche se non se ne parla più come qualche mese fa, e la Germania ha da poco abbassato all’1,7% le stime sulla crescita del proprio Pil nel 2015. Un dato comunque buono, sostenuto dall’export, e superiore alla media dell’Eurozona che, secondo il Fmi, crescerà dell’1,5% quest’anno e dell’1,6% il prossimo. In controtendenza troviamo l’Italia, per la quale sono state alzate le stime: il Pil aumenterà dello 0,8% nel 2015 e il progresso sarà dell’1,3% nel 2016. Gli osservatori apprezzano anche la situazione della Spagna, tanto che Standard & Poor’s ha alzato il rating del Paese da BBB a BBB+ con outlook stabile. Le riforme sono in linea con quanto viene richiesto dall’Europa e le prospettive del rapporto Deficit/Pil e del mercato occupazionale sono positive secondo l’agenzia di rating.

Possiamo a buon diritto parlare di “stagnazione” per la Francia, la quale nel secondo trimestre ha sofferto la mancanza di consumi e investimenti. La BCE, infatti, ha già fatto intendere in più occasioni di essere intenzionata ad ampliare e rafforzare il suo Quantitative Easing operativo già da marzo proprio in vista del peggioramento del fronte internazionale e di un’inflazione che tra i confini del Vecchio Continente continua a non voler dare cenni di aumento, seppur minimo.

Stati Uniti

L’economia Usa ha battuto le attese degli analisti nel secondo trimestre: 3,9% riscontrato, contro il 3,7% pronosticato. La crisi dei mutui subprime e le sue conseguenze sono ormai alle spalle, la ripresa è solida e si rafforza il mercato del lavoro. Questi dati sono stati riportati dalla Federal Reserve nell’ultimo “Beige Book”, il rapporto che fotografa l’andamento dell’economia americana. Ma la vera domanda che tutti si pongono e che interessa la Banca Centrale guidata da Janet Yellen riguarda i tassi di interesse: quando verranno rialzati? Dicembre 2015 o entro Marzo 2016? Questa sarà la decisione che avrà importanti ripercussioni sull’andamento dell’economia mondiale, al netto delle mosse della Bce e della Banca Centrale cinese.

Le previsioni relative ad uno S&P 500 ammettono viaggerà intorno ai 2.100 punti ovvero un modesto +5%, risultato pur sempre in territorio positivo. Inoltre gli Usa potranno contare su un’inflazione che sarà leggermente stimolata da una disoccupazione relativamente bassa, attualmente intorno al 5%, la quale permetterà una spinta piuttosto forte dei consumi.

Per quanto concerne il Dollaro USA è facile individuare un percorso in salita, cioè in fase di rafforzamento, infatti potrà contare su una politica da parte della Federal Reserve accentrata sulla stretta dei tassi, che però allo stesso tempo sancirà la definitiva divisione delle strade finora percorse all’unisono dalle grandi banche centrali.