L’inflazione da inizio anno è salita ancora e il mercato inizia a scontare il fatto che la stretta monetaria è tutt’altro che finita.
L’ipotesi di tassi più alti sulla carta non è una buona notizia né per le azioni né tantomeno per le obbligazioni.
Eppure secondo un’analisi di MarketWatch gli investitori sul reddito fisso “si possono rallegrare”: i tassi d’interesse reali hanno raggiunto i massimi da 15 anni e sono tornati in territorio positivo.
I tassi d’interesse reali non sono altro che la differenza tra i tassi d’interesse nominali e l’inflazione.
Negli ultimi 15 anni questi tassi sono stati quasi sempre negativi, con tassi nominali inferiori all’inflazione prevista.
Tuttavia di recente i tassi reali sono tornati ad essere positivi, con un rendimento reale del 3,745%, mai così alto dalla fine del 2007 e più del doppio della media degli ultimi due decenni.
Quando i tassi reali sono elevati, i tassi nominali sono più alti di quanto giustificato dalle aspettative di inflazione – e diventa più probabile che i tassi nominali scendano e che le obbligazioni si riprendano. Dunque, quali sono le aspettative per l’inflazione globale?
È fondamentale a questo punto individuare correttamente le aspettative di inflazione.
Per farlo è necessario formulare una serie di ipotesi. Attualmente, secondo il Center for Inflation Research della Federal Reserve Bank di Cleveland, l’inflazione statunitense prevista per i prossimi 10 anni è del 2,27% annuo, dato ottenuto utilizzando un modello statistico che ha considerato i rendimenti nominali del Tesoro, i dati sull’inflazione, i sondaggi sulle aspettative di inflazione e gli inflation swap. Anche una misura alternativa come il cosiddetto tasso di inflazione di pareggio, ovvero la differenza tra il rendimento nominale del Tesoro a 10 anni e il rendimento dei TIPS a 10 anni, indica un’inflazione del 2,21%.
Quale correlazione tassi reali e rendimenti obbligazionari?
Per misurare la correlazione tra tassi reali e rendimenti obbligazionari, Mark Hulbert autore dell’articolo, si è basato per l’inflazione sui dati della Fed di Cleveland e per i rendimenti obbligazionari su un indice calcolato da Robert Shiller dell’Università di Yale. Dividendo tutti i mesi degli ultimi quattro decenni in quattro gruppi, in base ai loro tassi di interesse reali, Hulbert è arrivato a risultati molto interessanti. Le obbligazioni hanno ottenuto rendimenti corretti per l’inflazione più elevati quando i tassi reali all’inizio di tali periodi erano più alti, con una significatività statistica del 95%.
Tornando al presente, sebbene i tassi di interesse siano aumentati negli ultimi mesi, attualmente si trovano nel secondo quartile più basso della distribuzione storica. Sarebbe quindi irrealistico aspettarsi i rendimenti altissimi dei due quartili più alti. Tuttavia, i rendimenti associati al secondo quartile più basso sono significativamente positivi.
Rimango a disposizione per ogni ulteriore chiarimento: contattami per valutare insieme come proteggere i tuoi risparmi dall’inflazione… e dalle incognite degli anni a venire!